Il trifoglio pratense o rosso è solo una delle circa trecento specie di Trifolium, genere compreso nella famiglia delle leguminose e nel sottogruppo delle papilionacee. La pianta del trifoglio pratense cresce spontanea e si può trovare ovunque, dal livello del mare fino a 3.000 metri d’altezza. Le specie di trifoglio rosso sono principalmente distribuite nelle regioni temperate e subtropicali dell’emisfero boreale del globo, rifuggendo l’eccessiva umidità o aridità del suolo. Il nome del genere Trifolium rispecchia la caratteristica della pianta, quella appunto di avere le foglie
composte da tre foglioline in disposizione digitata. I fiori sono riuniti in infiorescenza a capolino o a
spiga, con calice tubuloso, profondo e sottile. Il frutto è un legume di forma ovale e compressa, coperto o appena sporgente dai resti membranosi del calice. La pianta del trifoglio rosso è perenne, della durata media di due anni, con radici robuste a fusto lungo; gli steli crescono da 40 cm fino a 70 cm d’altezza e le foglie trifogliate sono ovali o ellittiche con tipica macchia biancastra a «V» sulla pagina superiore. I fiori, di colore rosso violaceo, sono numerosi (dai 50 ai 250) e riuniti in capolini globosi. Oltre a essere un’importante pianta foraggera, denominata «pane del latte» in quanto apprezzata dal bestiame, il trifoglio rosso è impiegato nella rotazione agraria per l’arricchimento del suolo.
Gli isoflavoni del Trifoglio rosso
Sono quattro gli isoflavoni che, contenuti nel trifoglio rosso, svolgono un ruolo unico e importante
nella biologia dell’organismo umano. per questo motivo il trifoglio rosso risulta essere la pianta
con il più completo contenuto in fitoestrogeni: la biochanina a, la formononetina, la genisteina e
la daidzeina che, nel loro insieme hanno un’intensa attività estrogenica; vengono perciò considerati
i quattro isoflavoni base indicati per la terapia sostitutiva ormonale fitoterapica (1). Il trifoglio rosso, come detto, contiene in quantità abbondanti tutti e quattro gli isoflavoni che esercitano
una forte attività estrogenica. Nell’organismo vengono metabolizzati, in modo del tutto analogo
agli estrogeni endogeni, a livello del fegato ed eliminati attraverso i reni. Gli effetti terapeutici dei
fitoestrogeni del trifoglio rosso, vengono sviluppati da due meccanismi; il primo, recettoriale, sviluppa attività estrogenica e contemporaneamente antiestrogenica coinvolgendo i recettori degli estrogeni. Il secondo, non recettoriale, invece, comporta effetti quali la regolazione della sintesi proteica, del ciclo cellulare e un’attività antiossidante. Gli isoflavoni agiscono sostanzialmente come estrogeni deboli sui due recettori estrogenici (ERa e EBß) contenuti nei tessuti umani. Questo significa che questi principi attivi sono sufficientemente potenti da promuovere la formazione di tessuto osseo, ma non altrettanto da indurre formazione tumorale connessa all’introduzione di ormoni nell’organismo. Alti livelli di estrogeni, infatti, sono stati correlati all’insorgere
del cancro al seno e di altre forme tumorali correlate all’assunzione di ormoni. Ora, bloccando
gli effetti estrogenici pericolosi per l’organismo, gli isoflavoni giocano un ruolo di “calmiere”.
Gli studi clinici
Per quanto concerne l’efficacia, a oggi sono state coinvolte ben oltre 1.000 donne nei diversi studi clinici riguardanti gli estratti del trifoglio rosso. Cinque studi randomizzati in doppio cieco hanno
valutato l’uso degli isoflavoni di trifoglio rosso per il trattamento dei sintomi vasomotori (4,5,6) (grafico 1). Inoltre, due prove open-label sono state completate dimostrando la riduzione della frequenza dell’intensità delle vampate (7,8).
In un ulteriore studio (9) è stata mostrata la riduzione media nella frequenza delle vampate del 48,5% (attivo) contro il 10,5% (placebo) con riduzione, nel gruppo attivo, dell’indice di gravità (grafico 2).
Uno studio in doppio cieco, randomizzato, di 12 settimane (10), in cui era prevista l’assunzione giornaliera di 40 mg di isoflavoni da trifoglio rosso, ha mostrato la riduzione del colesterolo totale e del rapporto LDl/HDL (grafico 3). La sicurezza di prodotti a base di isoflavoni da trifoglio
è stata valutata in differenti studi. In oltre 1.000 donne reclutate non vi sono state reazioni gravi o pericoli con l’utilizzo di isoflavoni da trifoglio rosso (6).
Un altro studio (11), comparando sulla linea McF7 del tumore mammario l’azione genomica degli
estratti del trifoglio rosso, ha dimostrato che, contrariamente agli ormoni, l’estratto di trifoglio rosso
non induceva nella coltura “up-regolazione” dei geni del gruppo delle metallotioneine (Mt), proteine molto importanti nella genesi del tumore.
In un recente studio (12), marzo 2008, pubblicato da un’importante rivista (Menopause International) organo della Società inglese della Menopausa, è stata valutata e confermata, su 401 donne con una storia familiare di cancro al seno (età compresa tra i 35 e i 70 anni), la sicurezza e la tollerabilità dell’uso giornaliero, per tre anni, degli isoflavoni da trifoglio rosso (40 mg). L’integrazione con isoflavoni da trifoglio rosso non modifica la densità mammaria e lo spessore dell’endometrio e non ha effetti negativi sullo stato delle ossa e sul sistema cardiovascolare, anzi, può apportare un miglioramento.